La Signora di Carbognano

Giulia Farnese La Bella
La fortuna di Carbognano

LPer il piccolo feudo di Carbognano, passato nel XV secolo dal possesso dei Prefetti di Vico a quello della Camera Apostolica, la vita, basata esclusivamente sull’agricoltura e sulla pastorizia, si svolgeva come in tanti piccoli centri rurali. Nel 1494, il feudo di Carbognano e Vignanello (Iulianello) vennero venduti con motoproprio da papa Alessandro VI alla nipote Adriana De Mila, per poi passare di fatto come possesso al figlio Orsino Orsini. L’arrivo dei nuovi feudatari, in particolar modo di Orsino con al seguito la moglie Giulia Farnese, portò un nuovo impulso al piccolo centro cimino. Entrava in scena la figura di Giulia Farnese la bella, che grazie alle sue doti e alla sua intelligenza ebbe un ruolo fondamentale per la fortuna del borgo.

Nel 1497 lo stesso Orsino Orsini donava il castello alla consorte. Questo cambio di gestione risultò fondamentale per il piccolo borgo. Madonna Giulia fece avviare subito diversi lavori di ammodernamento della rocca che a cavallo degli ultimi anni del XV e gli inizi del XVI secolo fu trasformata in castello. L’architettura medievale e l’aspetto decorativo dell’antico maniero acquisirono le fattezze di una moderna residenza rinascimentale, congrua ai gusti della moda romana di quei tempi, ben conosciuti alla Farnese. La donna che con la sua bellezza aveva conquistato tutte le corti europee e il cuore del pontefice poteva ora dedicarsi alla cura del proprio borgo e della propria residenza. In questo intervento rigenerativo dell’architettura del palazzo, il nome della “Signora di Carbognano”, impresso a chiare lettere in molti degli architravi delle finestre dell’edificio IVLIA FARNESIA / IVLIA DE FARNESIO, dà ben a intendere il ruolo di primo piano che ebbe la nobildonna.

Di pari passo alle modifiche strutturali si procedette anche alle modifiche decorative. È questo il periodo in cui Giulia diede vita nella piccola località ad un fermento culturale che vedeva il proprio castello quale perno centrale dell’assetto del borgo. Pittori, scalpellini e architetti giungevano ora a Carbognano, animandone la vita culturale e modificandone l’aspetto. Durante questa fase rigenerativa del castello non furono tralasciate opere di uso civico come fontanili e strade. Tra i vari interventi la ristrutturazione e l’ampliamento della piccola chiesa di Santa Maria, è quella che insieme al castello, ancora oggi risulta essere l’intervento più eclatante. Da una piccola chiesa unita ad un altro piccolo sacello sottostante dedicato a San Vincenzo, Giulia fece realizzare una chiesa imponente, da li a poco proclamata comparrocchiale, conforme ai canoni rinascimentali. Larga e spaziosa la chiesa di Santa Maria poteva ospitare un numero di fedeli maggiore, spazio più congruo alle necessità del borgo. Sul portale di entrata inciso nell’architrave si legge l’epigrafe AN[NO] D[OMI]NI MDXXII T[EM]P[OR]E ILL[USTRISSIMAE] D[OMINAE] IVLIAE DE FAR[NESIO]. L’anno del Signore 1522 si concludevano i lavori.

Di seguito alla morte di Orsino Orsini (1500), Giulia Farnese aveva acquisito da testamento il tenimento, e si era trasferita stabilmente da Roma a Carbognano (1506). Nonostante la scomparsa del primo marito, la cura del feudo da parte di Giulia fu portata avanti con intraprendenza in tutti i suoi aspetti: affitti, acquisti, vendite di beni immobili e fondiari, gestione dei pascoli, acquisto e vendita degli animali d’allevamento come capre, pecore, cavalli, e soprattutto maiali. La conduzione delle attività e la gestione del borgo furono portati avanti con piglio e sagacità, affiancata dalla figlia laura che nel 1505 si era sposata con Niccolò Franciotti Della Rovere, nipote di papa Giulio II. Da quanto possiamo apprendere dalla documentazione acquisita, l’allevamento e la vendita dei suini fu una delle attività più redditizie a cui si dedicò Giulia Farnese. Nel 1509 Giulia convolò a nozze per la seconda volta con un esponente del patriziato napoletano conosciuto negli anni trascorsi presso la corte romana, Giovanni Maria Capece detto Bozzuto. Questa nuova unione le permise di continuare ad avere una vita serena all’interno del proprio Feudo. Nel 1517 moriva anche il secondo marito. Ancora una volta da testamento le venne lasciata la proprietà di Afragola da parte del secondo marito.

Questa sua ultima parte di vita presso Carbognano continuò fino al 1524, vedendola rientrare definitivamente a Roma. A marzo di quell’anno veniva redatto il suo testamento che ci fa intendere in modo completo l’attaccamento avuto da parte di Giulia per il suo borgo per i suoi cortigiani e in particolar modo per le donne che le erano state vicine. Attraverso il suo testamento scopriamo anche della realizzazione da lei voluta della cappella intitolata alla Immacolata Concezione all’interno della chiesa di Santa Maria di Carbognano, li presente presso l’altare maggiore e ancora visibile fino al 1908, per poi essere distrutta nelle fasi evolutive della chiesa. La sua morte avvenuta il 23 marzo 1524 non le permise di veder realizzato il sogno del fratello Alessandro che da li a pochi anni (1534), venne incoronato pontefice con il nome di Paolo III Farnese.

Il borgo di Carbognano passò dalla figlia Laura a Giulio Della Rovere, nato dal suo matrimonio con Nicolò della Rovere. L’assenza di figli da parte di Giulio Della Rovere e della sorella Lavinia, fece confluire l’eredità al figlio dell’altra sorella Elena sposata con Stefano IV Colonna.

La linea ereditaria del borgo passava così sotto l’egida di un’altra casata. Nel 1630, Papa Urbano VIII Barberini elevò Carbognano a Principato di proprietà della famiglia Colonna dai quali aveva acquistato il principato di Palestrina, che poi assunsero il cognome di Colonna Barberini di Sciarra, a cui rimase fino al 1870.

Carbognano negli ultimi 500 anni di storia si legava così alle più grandi casate della storia italiana, ma la sua fortuna come testimoniato nel corso dei secoli la deve alla figura di Giulia Farnese, costantemente menzionata dalle fonti come “Madonna Giulia” in un vincolo univoco collegata al suo castello di Carbognano.

testo a cura di Luca della Rocca

GF

GIULIA FARNESE
LA BELLA

Un riferimento per l’uguaglianza di genere

In questi ultimi anni la bibliografia su Giulia Farnese è andata sempre più arricchendosi, supportata principalmente da scoperte documentarie che hanno permesso di rendere più chiari alcuni passaggi della sua vita e della sua figura. I documenti pubblicati hanno consentito così di restituire un immagine ordita e complessa che ben si presta al romanzo. Alcuni temi come una sepoltura mai ritrovata, un volto sconosciuto riferibile ad una moltitudine di artisti noti e meno noti, l’insulto per damnatio memorie, o la connotazione di “sponsa Christi”, sono tutti argomenti che hanno permesso a molte di queste pubblicazioni di trarne ottimi spunti per il filone narrativo del romanzo.

Ahimè i romanzi nella loro natura che unisce il reale alla fantasia, nelle loro complesse e intrigate stratigrafie, sono spesso causa di contaminazione delle fonti, in grado di fuorviare il lettore da un analisi critica e obbiettiva del dato,  il più delle volte in grado di generare informazioni  assunte per verità storica ma create al fine di uno sviluppo attraente della narrazione.

In questa disanima tra documento e invenzione si interpola la commemorazione del V° centenario dalla sua morte, ottimo spunto per far parlare le fonti e nello specifico i documenti, attraverso due giornate di studi. I documenti prendono corpo, e a loro stessi viene data una obbiettiva sensibilità psicologica, rendendo possibile al lettore di vivere un ‘esperienza  introspettiva. In un fitto bosco di trame d’amore e di potere, in  un periodo di grande creatività e di fortissima innovazione intellettuale, Giulia diventa protagonista assoluta andando a scuotere l’animo di molte delle figure emergenti di quell’epoca, non solo della nobiltà, ma anche  di artisti, filosofi, scienziati,  architetti e letterati.   Di fatto la Bella riuscì a soverchiare i tempi  imponendo l’entrata delle donne nella società del Rinascimento in forma moderna e indipendente.

Nell’insieme ne nasce una disanima che restituisce un ruolo centrale della figura di Giulia Farnese nel Rinascimento italiano ed europeo attraverso il lavoro di ricerca sviluppato in questi ultimi anni, dove i documenti sono in grado di rendere giustizia ad una donna che è riuscita ad imporsi nel suo tempo rovesciando ruoli e condizioni sociali.

É in questa occasione che un tavolo di lavoro potrà svilupparsi su piani paralleli sovrapponendo il dato obbiettivo del documento all’interpretazione del romanzo. Una visione che crea allo stesso tempo la condizione reversibile e irreversibile dove la base scientifica alimenta incondizionatamente il filone romanzesco.

Non una sterile lettura degli eventi attraverso il supporto della documentazione, bensì un’analisi interiore dei momenti e dei fatti salienti accaduti alla nostra attrice principale Giulia la Bella, che come donna dovette affrontare scelte e decisioni con tutta la sua forza, la sua passione, la propria sensibilità e i propri affetti. Lettere, codici, testamenti e contratti ci consentono oggi l’analisi di una donna in tutti i suoi aspetti emozionali. Come una fenice la nobildonna seppe risorgere dalle ceneri uscendo indenne dal giogo dei Borgia, assicurando per se stessa e per la casata Farnese un’indipendenza assoluta. Sopravvissuta a due matrimoni riuscì ad imporsi su entrambi gli uomini che le erano stati vicino acquisendo dal primo i feudi di Carbognano e Julianello e dal secondo il tenimento di Afragola. La donna che tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo in un ambiente culturale che vedeva andare le successioni per maggiorascato ai soli eredi maschi, seppe imporsi con la libera potestà e l’usufrutto dei beni “con tutti i diritti e il possesso materiale, reale ed attivo, per propria autorità”. La sua determinazione, fu in grado di rovesciare la tradizione e le usanze della società del tempo, aspetto che ancora oggi a distanza di cinque secoli consegna Giulia Farnese come illustre esempio da seguire nell’attuale tema dell’uguaglianza di genere.

testo a cura di Luca della Rocca

Restitutio Memoriae: il mito di Giulia

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Promuovere la Tuscia con la sua Storia

Per celebrare e promuovere l’evento, la ST Sinergie srl, società di marketing e comunicazione, ha realizzato per il Comune di Carbognano un progetto turistico-culturale che vedrà nel periodo compreso tra marzo e dicembre 2024 una serie eventi culturali il cui fine è contribuire in maniera significativa alla crescita del tessuto socioeconomico della Tuscia, dove Giulia Farnese ha vissuto.

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